Notizie storiche

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Gli uffici del Segretariato Regionale MiC per le Marche sono ubicati negli edifici abitativi sovrastanti il settore sud-occidentale dell’antico anfiteatro romano.

Sorti fin dall’epoca medievale, e sviluppatisi perlopiù fra il XVII e il XVIII secolo, tali edifici  nascosero progressivamente parte 

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dell’ellisse, pur sfruttandone l’elevato e riprendendone la curvatura. Si tratta di case di modeste dimensioni ma anche di veri e propri palazzetti, come quello di particolare pregio appartenuto nel XIX secolo al conte Girolamo Bonarelli, che affaccia lungo l’attuale via Pio II. 

Situato in una depressione tra i colli Guasco e dei Cappuccini e per buona parte appoggiato direttamente ai pendii naturali, l’anfiteatro di Ancona, databile tra l’età augustea e l’età traianea, era costituito probabilmente di 21 gradinate disposte su tre ordini e poteva ospitare 7000-8000 spettatori, per una dimensione del muro perimetrale di m 93×74 e dell’arena di m 52×35.

Dopo l’abbandono, avvenuto presumibilmente nel VI secolo d.C., e il successivo interramento, i resti vennero completamente occultati anche dalle successive riedificazioni nel settore nord-orientale del distrutto convento di S. Bartolomeo, databili tra i secoli XV e il XVII, e dell’attuale Chiesa di S. Gregorio Illuminatore, risalente al XVIII secolo.

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L’antico monumento venne scoperto nel 1810 dall’abate Antonio Leoni, studioso di antichità locali, grazie all’esame delle importanti strutture inglobate nella cantina di casa Bonarelli e ai successivi saggi di scavo che consentirono di delinearne gli aspetti essenziali. 

Indagini archeologiche compiute intorno al 1930, permisero l’apertura della Porta Pompae (detta arco Bonarelli), l’ingresso principale all’arena, e i successivi lavori di demolizioni dell’area ad esso antistante preventivamente espropriata.

 Le distruzioni belliche e i susseguenti interventi volti al recupero dell’anfiteatro, portarono al rinvenimento di un lungo tratto del muro perimetrale con alcuni contrafforti radiali, di un ingress secondario e di diverse strutture attigue, tra cui un ambiente con natatio pavimento musivo, un pavimento con suspensurae, uno in mattoncini a spina di pesce e tratti di strada lastricati con basoli poligoni.

A seguito del terremoto del 1972, la zona, abbandonata dagli abitanti e acquisita interamente dal demanio statale per l’importante interesse archeologico, vide regolari campagne di scavo che condussero alla progressiva rimessa in luce dell’antico monumento. Gli edifici ad esso sovrastanti ne costituiscono ormai parte integrante, in una significativa stratificazione storico-costruttiva che merita di essere salvaguardata nella sua interezza e complessità, quale fondamentale brano di storia delle vicende urbanistiche di Ancona.

Vedi anche: pieghevole sull’anfiteatro romano di Ancona

Fonti:  
–         Pugliese A., Ancona, gli edifici sovrastanti l’anfiteatro romano, Relazione storica, 2008
–         Sebastiani S., Ancona, forma e urbanistica, L’Erma di Bretschneider, 1997

Ultimo aggiornamento

19 Giugno 2024, 13:12